PADOVA – La variante urbanistica adottata per l’area ex Ifip, davanti alla chiesa della Pace, in zona stazione, ha riservato una sorpresa. Quello che non è stato visto in pianta alla presentazione, si è materializzato con la ricostruzione contenuta in una delle tavole allegate al progetto. Ovvero la possibilità di costruire, oltre ai due edifici presentati, due vere e proprie torri. Una di 15 piani e l’altra di 20 piani, dove fare uffici e soprattutto un albergo.
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GLI ORDINI PROFESSIONALI
Nel frattempo l’Ordine degli Architetti e degli Ingegneri e il Collegio dei Geometri con i rispettivi presidenti Roberto Righetto, Riccardo Schvarcz e Michele Levorato, prendono posizione sul Masterplan della stazione, redatto dall’architetto Stefano Boeri per conto del Comune. Ovvero il piano con cui Candeo ha dovuto fare i conti, potando la cubatura e creando un parco pubblico. Gli enti apprezzano lo sforzo ma sottolineano anche che i percorsi paesaggistici devono essere facilmente percettibili e caratterizzati da ampi spazi verdi. In particolare l’asse di Via Valeri, attualmente emarginato dalla città nel suo raggiungimento verso il centro deve essere maggiormente evidenziato da apertura e collegamento con le aree circostanti e non caratterizzato da costruzioni lungo strada che impediscano un’apertura prospettica e paesaggistica verso la cinta muraria, i giardini dell’arena e il compendio museale.
LE NOTE SUL PP1
Inoltre si evidenzia come l’area del Pp1 debba poter essere considerata in continuità con il Parco Tito Livio (ex Boschetti), ma che per poter essere effettivamente tale la previsione dell’area a parcheggi interrata debba essere sviluppata prevedendo adeguati spazi tecnici soprastanti (adeguato spessore di terreno sopra il solaio dei garage interrati) che consentano la crescita delle specie arbustive costituenti il parco. Infine deve essere prevista una connessione con le aree problematiche e intercluse, socialmente borderline di Piazzetta Salvemini (area Triblock) e piazzetta Gasparotto (via Valeri), andando a riconnettere percorsi, funzioni, e risolvendo i problemi di segregazione sociale e spaziale che in essi sono presenti.
Inoltre – sottolineano – Da quanto emerge dal dimensionamento urbanistico non si riesce a comprendere il numero di abitanti insediati, in quanto utilizzando gli standard previsti dalla Regione attualmente in uso nelle nostre realtà non si riescono ad individuare le aree deputate ala residenza e ai relativi servizi. Rimane inoltre l’incognita della destinazione e delle previsioni delle aree in proprietà Rfi da Campo di Marte fino a tutta via della Pace (alla Fiera).
IL PONTE
Per chiudere In merito alla previsione di un Ponte verde a cavallo dei binari della ferrovia della stazione si sottolinea come esso debba essere progettato tenendo conto dei rischi dal punto di vista della sicurezza che una struttura priva di funzioni può portare con sé. Detto collegamento, per quanto suggestivo deve essere non una mera rappresentazione, ma uno spazio funzionale di vivibilità in sicurezza per la collettività.